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Diario Agreste – scritto n.5: terza tappa, Montefoscoli, Toscana

Questo scritto è il numero 5 di 11 dell'antologia Diario Agreste

Il viaggio

L’autore in Toscana nell’agriturismo a conduzione familiare. Piacevoli condivisioni nella campagna toscana.

É una fresca mattina di Maggio, lascio l’appartamento di Devis e Monica e mi incammino verso la fermata degli autobus. L’aria di Raveo è cristallina e pulita, e come nei giorni trascorsi non incontro anima viva.
Giungo alla fermata con qualche minuto di anticipo. Gran fortuna, vista la partenza anticipata dell’autobus. Fossi giunto in orario l’avrei perso, con tutte le conseguenze del caso!
Il viaggio verso Tolmezzo è in compagnia di giovani studenti, la scuola non è ancora terminata. Al termine del viaggio incontro l’autista di autobus del viaggio di andata. Simpatico, si ricorda di me e mi chiede come sia andata l’avventura. “A presto”, mi saluta stringendomi la mano.
Salgo a bordo del secondo bus, si va a Udine e da lì si prende il treno successivo. Direzione Firenze, con cambio a Santa Maria Novella per la tappa finale: Peccioli, sempre in Toscana.

L’incontro con Silvia e Henrik

Il tragitto è privo di eventi degni di nota, fatta eccezione per una coincidenza a Firenze piuttosto breve, fatto che mi porta a rischiare di perdere il treno successivo. In una gremita stazione di Santa Maria Novella calpesto persone, percuoto turisti e a colpi di mosse di Hokuto riesco alla fine a salire sul treno.

Giungo a Pontedera, dove passeggio nella piccola piazzetta antistante la stazione. C’è chi parte, c’è chi arriva: genitori che abbracciano figli di ritorno dalla scuola, amici che si salutano con un arrivederci, viaggiatori solitari diretti verso mete distanti. Il sole scalda l’aria, rendendo la temperatura confortevole, la differenza è sensibile rispetto al Friuli. Un po’ ovunque campeggiano insegne e cartelli della Piaggio, il paese è infatti la sede attuale del costruttore della Vespa.

Arriva Silvia, è così gentile da essere venuta a prendermi in auto fino a Pontedera. Inizialmente fatico ad individuarla: “arrivo con una Touran bianca”. L’idea dell’auto bianca è popolare, vista la quantità spropositata di vetture con tale tinta di carrozzeria. Con noi c’è Abdu, un ragazzo del Gambia ospite nell’agritur. Parla poco in Italiano, è molto giovane.

Durante il viaggio chiacchieriamo del più e del meno, Silvia è interessata al mio passato in Svezia: con il marito svedese Henrik ha infatti vissuto a Stoccolma, seguendolo in questo progetto di vita. Si accenna delle differenze forti tra l’Italia e il Paese scandinavo nella socializzazione, nella burocrazia, nel sistema scolastico. Silvia è piena di energia ed emana positività. C’è sintonia.
Attraversiamo per una mezz’oretta il consueto panorama Toscano, fatto di belle colline, vigneti e piantagioni di ulivi, fino ad arrivare al podere.
La Ca’Solare è una cascina a due piani del 1800, situata ai lati di una dolce collina. É oggi un agriturismo con numerosi alloggi e piscina.
Un piccolo uliveto, svariati alberi da frutto e un orto completano l’area. Silvia mi accompagna in un tour di presentazione durante il quale conosco anche i tre figli e il marito Henrik. Di formazione ingegnere ambientale, Henrik ha lasciato con Silvia la Svezia per trasferirsi infine in Toscana, dove corona il sogno di una vita: tornare alla campagna e poterla vivere quasi tutto l’anno. É pacato e molto a modo, parla un italiano con un impercettibile accento svedese. Anche con Henrik è subito piena sintonia.
La prima cena è in compagnia di tutta la famiglia: i figli sono curiosi e gentili, pieni di vitalità. La più grande è nata e cresciuta in Svezia ed è entusiasta di chiacchierare in svedese con me. A meno di quindici anni già parla tre lingue: inglese, svedese, italiano.

I lavori

Le mansioni assegnatemi variano considerevolmente, vertendo in particolar modo sul fai da te. Avendo mostrato particolare interesse per la carpenteria leggera e il bricolage mi viene ad esempio proposto di ridipingere una vecchia finestra. Da principiante quale sono prendo dimestichezza con gli strumenti del mestiere: scalpello, levigatrice, pennelli, mascherina. Si rivela un lavoro piacevole e meditativo durante il quale la finestra piano piano ringiovanisce. Siamo lontani dalla perfezione ma di certo il risultato finale è migliore della partenza.
Silvia ed Henrik dimostrano fin da subito grande fiducia nei miei confronti, assegnandomi compiti anche delicati, fattore che non può che farmi immenso piacere.
Un secondo compito è la costruzione di un supporto inclinato in legno per il tetto di una piccola cisterna, progetto già più complesso. Mancando di fondamenti nell’ambito delle costruzioni mi trovo a compiere calcoli trigonometrici molto essenziali, combattendo con livelle, squadre e fili a piombo artigianali (nello specifico, sassi legati a spaghi).
Preparo un progetto su carta, con tanto di proiezione ortogonale e angoli precisi, fatto che affascina Henrik, sorpreso dalla mia dimestichezza nel disegno tecnico. “Era una delle mie materie preferite”, confesso.
Trasporto e sego assi, riutilizzo canne di bambu come tiranti, lavoro di livella. A dispetto di una certosina preparazione, premesse promettenti e ambizioni di grandezza, la struttura finisce per essere eretta con evidente approssimazione, con più viti del normale e percettibilmente non allineata. A mia discolpa, il terreno era irregolare. In ogni caso, sembra solida. Chi vivrà vedrà.

Anche la piscina va preparata per la stagione: rimozione delle piante invasive tra le piastrelle, spazzolamento del bordo vasca, costruzione di pergole in legno, pulizia del telo di copertura. Continuo con l’attività di falegnameria leggera, con piacere, aiutato da Abdu, compatibilmente con la sua disponibilità. Il ragazzo ha infatti maturato un fascino particolare per il taglio dell’erba, trascorrendo buona parte della giornata imbracciando il decespugliatore o guidando il trattorino. L’eccesso di zelo lo porta un giorno a finire con il trattorino in un piccolo fosso. Nulla di grave, fortunatamente. Una spinta ed è fuori.

Durante la permanenza ho poi occasione di trascorrere tempo in cucina, preparando qualche dolce speciale e trovandomi mio malgrado a vestire i panni dell’insegnante: l’idea di preparare i taralli si tramuta in occasione di insegnamento per delle bambine svedesi ospiti nella struttura. Data la mia scarsa propensione a dar spettacolo e la natura povera e semplice del tarallo – nella fattispecie assenza di zucchero, colori e cioccolato – l’interesse delle giovani presto sfuma. I taralli si rivelano a dispetto di ciò gustosi.
Un giorno ho il piacere di partecipare alla preparazione dei kanelbullar, i tipici dolcetti alla cannella svedesi. Curiosamente, mi ritrovo ad imparare la famosa ricetta svedese in toscana, non avendoli mai creati a dispetto di otto anni in Scandinavia. Henrik mostra con sapienza e pazienza la procedura: creazione dell’impasto, aggiunta di burro e cannella, arrotolamento e taglio a fette per creare delle piccole spirali. Sforniamo quelli che sono forse i kanelbullar più buoni che abbia mai provato.

Una mansione inusuale è il lavoro di webdesign: aiuto Silvia ed Henrik nelle operazioni di sistemazione del sito internet della struttura.

Nelle settimane presso l’agriturismo ho modo di scambiare alcune parole con i due ragazzi ospiti. Lei svedese, ragazza alla pari, lui canadese, woofer come me. Hanno circa vent’anni, brave persone. Studenti. Di loro mi colpisce la poca loquacità: al conoscersi e allo scambiarsi esperienze preferiscono il confort dello smartphone, di un social network o di una playlist di Spotify. Rispondono a monosillabi, abbassano lo sguardo e lasciano cadere buona parte dei discorsi.
Mi rendo conto di insistere troppo nel volere persone socievoli attorno a me, eppure mi viene spontaneo osservare le differenze tra la mia generazione e quelle precedenti. Sono forse io ad aspettarmi troppo? Il caso mi ha forse riservato di incontrare persone introverse? I giovani di oggi sono effettivamente a disagio nel socializzare? Forse è il mio modo di pormi, chissà… ma se così fosse non si comporterebbero in egual modo con Silvia ed Henrik, ugualmente sorpresi.

Le difficoltà

Durante il soggiorno ho occasione di confrontarmi con Silvia e porre le consuete domande in merito all’attività dell’agritur: chiedo se mai rifarebbe la scelta, quali siano le sfide principali, le difficoltà. Insomma, pro e contro. Ne emerge una risposta che ormai non mi stupisce: Silvia è essenzialmente serena ma non nasconde una certa frustrazione: il lavoro è tanto, gli imprevisti molteplici, le difficoltà con la soffocante burocrazia italiana grandi, la mentalità provinciale strangolante. Abituata alla ben oliata macchina amministrativa svedese, la lentezza e confusione del sistema italiano non vengono in aiuto. Con un sorriso, Silvia mi fa notare come Henrik non abbia avuto ripensamenti nella scelta di trasferirsi, in larga parte essendo concentrato sull’agriturismo e libero dai gangli dell’italica PA. La differente mentalità delle persone di paese non fa che rendere ulteriormente insidiosa la permanenza.
Con tre figli in età pre-adolescenziale, la dedizione e l’amore di Henrik e Silvia sono meritevoli di ammirazione. Silvia mi confessa inoltre come la figlia più grande non sia pienamente soddisfatta del trasferimento, essendo vissuta in Svezia buona parte della vita.
Ancora una volta constato con sorpresa quanto le difficoltà della vita di campagna siano differenti da ciò che ci si potrebbe immaginare: non è la fatica fisica, ma la pressione sulle relazioni interpersonali ad insidiare i progetti di ritorno alla terra.

Saluti

Giunge l’ultimo giorno, c’è rammarico. Saluto la famiglia che mi ha ospitato per due settimane. Ancora una volta sono giunto da ospite e me ne vado da amico, avendo imparato tanto ed essendomi trovato in un ambiente familiare e ospitale. Da un lato quindici giorni sono pochi, da un lato forse troppi. Affezionarsi è naturale, partire doloroso ma necessario.
Grazie!

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Nicola “spidernik84”, si è trasferito nel Settembre 2010 a Stoccolma, in Svezia. In questo blog troverete il resoconto della sua avventura in terra scandinava, un lungo viaggio alla ricerca di un impiego e di nuove opportunità, ricco di avventure inconsuete e testimonianza delle sorprese che un trasferimento all’estero presenta. Ad inizio 2019 lascia temporaneamente la Svezia per un periodo sabbatico nel circuito WWOOF.