Svezia

Diario svedese – scritto n.25: arbetsförmedlingen

Questo scritto è il numero 25 di 69 dell'antologia Diario Svedese

L’autore all’ufficio di collocamento.

Dopo pranzo mi dirigo in centro verso l’Arbetsförmedlingen, l’ufficio di collocamento Svedese. Sono costretto a correre, ho calcolato male i tempi e il drop-in è alle ore 13.30, tra circa un’ora.

Arrivo con un buon margine d’anticipo di quasi quarantacinque minuti.
La sera prima ho scambiato qualche messaggio nella chat di supporto dell Arbetsförmedlingen con un operatore, il quale mi ha garantito che avrei potuto stampare il CV direttamente in sede, senza problemi.

Mi metto in attesa, in fila. Giunto il mio turno, chiedo informazioni all’addetta cinquantenne. Con un buon inglese, la signora mi lascia intendere che non posso stampare nulla se non sono registrato e autorizzato. Vengo invitato a cercare una biblioteca pubblica per stampare il mio CV.
Il tempo stringe, non ci voleva. Aggancio un altro assistente, sulla trentina. Mi tranquillizza, conducendomi ad una delle postazioni pubbliche dove è possibile stampare documenti e consultare altri siti. Mi mostra come procedere. Eseguo l’accesso al mio profilo e, con sommo stupore, scopriamo entrambi che non ho l’autorizzazione a stampare. Mi invita a tornare dalla signora per specificarle che necessito solo dell’autorizzazione alle stampe.
Rifaccio la coda, spiego alla signora il disguido e vengo nuovamente scaricato con la scusa che “no non puoi stampare mi spiace”.
Torno dal trentenne e descrivo l’episodio. Perplesso, interpella due suoi colleghi, uno dei quali mi viene in soccorso conducendomi da un’altra signora dello staff all’altro capo dell’enorme ufficio. La signora mi saluta e, anche lei con un buon inglese, dice che farà il possibile per aiutarmi. La felicità sfuma all’istante quando mi viene richiesto il dannato personnummer.
“Non-ce-l’ho” .
“Come hai fatto a completare la registrazione? Serve il personnummer!”
“L’ho messo fasullo…”
“Ah! Allora non posso”
“Scusi, ma non potete fare una query… ok, una – ricerca – mediante nome e cognome?” rispondo ormai tra il supplichevole e il violento andante.
“Ci provo”. Brava, penso tra me e me. Intanto la osservo armeggiare. Pigia il tasto “enter” e compare un messaggio in rosso che non lascia presagire nulla di positivo.
“Mi spiace, senza personnummer il sistema non mi lascia procedere”. Senza il fott**o personnummer non esisto, me ne faccio una ragione.

Nel frattempo sono le 13.10, e sono a venti minuti dal drop-in. Decido di fare il tutto per tutto: esco dall’ufficio e mi dirigo al Best Hostel City, l’ultimo ostello dove ho pernottato prima di trasferirmi nell’appartamento, per una gran coincidenza esattamente a venti metri dall’ufficio di collocamento. Entro, alla reception c’è una delle ragazze che avevo già visto qualche settimana fa. Do il via alla commedia:
“Listen, I need your help, it’s an emergency! Tell me a price, whatever you need, but I need you to print my CV!”. Evito di congiungere le mani in segno di preghiera, sembro già abbastanza un cretino così.
“Okay. Have you got an USB drive or something?” chiede piuttosto scocciata.
“YES!” rispondo esaltato, fornendole prontamente la fidata pendrive Kingston.
La vedo cliccare e lavorare. Dopo qualche istante la stampante sputa il mio CV. Tento in tutti i modi di ringraziarla, offrendole soldi, fiori, alcool, sangue, ma mi risponde che va bene così.
La saluto gioioso e mi dirigo all’ufficio di collocamento in gran trionfo. Tutto lo staff è felice che sia riuscito a stampare il mio CV, ed io sarei ben felice di mandarli tutti a fanc**o, ma mi astengo e sfodero falsissimi sorrisi da televendita.
Salgo al primo piano, trovo il trentenne, anche lui felice del mio successo. Gli confesso di avere una sola copia del CV. Mi indica una fotocopiatrice: “You can use it! Make all the copies you want, it’s free!”. Fico! Nel frattempo mi si avvicina la seconda signora cinquantenne. Mi chiede da dove provenga e si complimenta per il mio inglese. Comincio ad arrendermi all’idea che “Italiano” non equivalga più a “pizza-mafia-mandolino”, ma a “non sa parlare inglese”. Evidentemente sono un caso anomalo.

Con le mie copie, mi metto in fila per la posizione di tecnico. La reclutatrice mi accoglie con uno smagliante sorriso e mi stringe la mano.
Mi chiede come mai io sia qui e che studi io abbia compiuto. Le spiego che amo il Paese e che lo ritengo ricco di opportunità per un tecnico IT come me, essendo la Svezia una delle realtà che più investono nel settore delle telecomunicazioni. E’ stupita del mio interesse per la “fredda e noiosa” Svezia, ma non nasconde un certo orgoglio ed una sincera soddisfazione.
Le comunico in seguito che ho appena terminato il percorso di certificazione Cisco CCNP, aspetto che sembra toccare un tasto sensibile: visibilmente stupita, sottolinea sul mio CV la relativa sezione, aprendo un’interessante parantesi. Mi rende noto che il settore IT ha un’enorme necessità di tecnici. Essendo la Svezia un paese con solo nove milioni di abitanti vi è però carenza di personale specializzato, ragione che obbliga le aziende ad importare personale estero, specie in questo periodo.
I miei sogni di gloria vengono però immediatamente intiepiditi: la ragazza puntualizza subito che la lingua svedese è un prerequisito importantissimo. “So, learn it. FAST!”, mi suggerisce con un sorriso sincero.

Mi spiega di non avere posizioni aperte per tecnici che non parlino svedese ma mi suggerisce, clandestinamente, un’interessante alternativa:
“I’m not supposed to tell you this…” dice con fare guardingo.
“I’m not listening…” rispondo per stare al gioco.
“Good. This company is in huge demand of IT support technicians speaking different languages”, sussurra annotando sul biglietto da visita.
“Thanks, really. I’ll give it a try. Of course, we never talked about this. Like in Hollywood movies!”. Frase che la fa ridere di gusto.
La saluto con una decisa stretta di mano, lasciandola con un “Tack så mycket” che la illumina. “Very good, very good Nicola. Bye!”.

Capisco che la lingua è un ostacolo che non può essere aggirato. Va affrontato. Di petto.

Nel frattempo, a Stoccolma l’autunno tinge le foglie di giallo. Il sole risplende e le temperature scendono di giorno in giorno. Foto a corredo:

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Nicola “spidernik84”, si è trasferito nel Settembre 2010 a Stoccolma, in Svezia. In questo blog troverete il resoconto della sua avventura in terra scandinava, un lungo viaggio alla ricerca di un impiego e di nuove opportunità, ricco di avventure inconsuete e testimonianza delle sorprese che un trasferimento all’estero presenta. Ad inizio 2019 lascia temporaneamente la Svezia per un periodo sabbatico nel circuito WWOOF.