Svezia

Diario svedese – scritto n.20: l’appartamento

Questo scritto è il numero 20 di 69 dell'antologia Diario Svedese

L’autore si trasferisce presso la nuova dimora. Prime sgradite sorprese.

nota: post mal-scritto causa giornata devastante.

Mi sveglio verso le otto e condivido la colazione con Santo. Lascio l’amico e mi dirigo verso Hallonbergen, ridente quartiere nella zona settentrionale della capitale.
Tramite la Tunnelbana giungo alla stazione e mi attivo subito per cercare la fermata dell’autobus per Ursvik, il quartiere dove è situato l’appartamento. Sono in leggero ritardo, informo dunque via sms Anders di tutti i miei spostamenti, con tanto di stime indicative del mio arrivo. Non ottengo risposta.

Giungo all’appartamento con dieci minuti di ritardo, di Anders nessuna traccia. Lo chiamo ed il telefono suona senza che nessuno risponda.
Verso le dieci e trenta ricevo la sua chiamata. Si scusa, è in ritardo. Per una volta sono io a sentirmi uno Svedese alle prese con un Italiano.

Anders arriva con il familiare pick-up nero e mi conduce all’appartamento. Soliti problemi con la porta, che infine si apre. Entriamo e l’appartamento è fortunatamente più presentabile rispetto all’ultima volta: letto riordinato, perizoma sparito, vestiti sporchi pure, piatti e bicchieri anche. Nel vero senso della parola: apro i cassetti della cucina e scopro con orrore che sono completamente vuoti. Nessuna posata, nessun piatto, zero pentole e padelle: il nulla. Anders nota il mio disagio e mi suggerisce di fare un giro all’Ikea, dove potrò trovare degli “starter kit” per single, con tutto l’occorrente. Il mio limitato dizionario Svedese non contiene ancora insulti, pertanto mi astengo dal replicare.

Pranzo nuovamente da Santo, riflettendo su quanto la sua pazienza nei miei confronti meriti approfonditi studi scientifici.

Rientro in appartamento, sistemo i miei abiti e decido di prendermi qualche minuto per provare internet. Collego il portatile alla centralina. La connettività non funziona. Penso: serviranno i parametri di connessione. Invio dunque un messaggio ad Anders, il quale prontamente risponde: “c’è stato un malinteso. Intendevo che internet puoi usarlo, ma devi acquistare un contratto a tuo piacimento”. Un po’ come dire: “Questa Ferrari è tua, goditela. Solo che prima devi comprarla”.

In preda al fastidio più sincero e potenzialmente violento, prendo per la quinta volta l’autobus per Hallonbergen, salgo a bordo della Tunnelbana e mi dirigo a T-Centralen, questa volta in cerca di un negozio di elettronica ancora aperto dove acquistare una chiavetta-3G.
Sono le sedici e trentacinque, i negozi chiudono alle diciassette: giunto a T-Centralen scavalco staccionate, dribblo anziani e calpesto bambini volando per le scale mobili e i nastri trasportatori dell’hub più incasinato di Stoccolma, nel giorno più caotico della settimana, nella fascia di orario più critica.
Sopravvissuto alla fiumana di stoccolmesi giungo infine all’unico negozio aperto, acquistando l’agognato oggetto. Il cordone ombelicale che mi tiene connesso alla rete è ancora intatto!
Triste a dirsi, ma internet è l’unico ponte verso il mondo a me conosciuto, in questa folle avventura.

Rientro a casa e mi cucino un uovo: i piatti mancano, così come il bicchiere, quindi degusto il mio primo pasto nell’appartamento mangiando dalla padella stessa.

Ho sonno. Mi riposerò nel mio nuovo letto. Senza cuscino. Domani, appuntamento con l’IKEA, per forza.

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Nicola “spidernik84”, si è trasferito nel Settembre 2010 a Stoccolma, in Svezia. In questo blog troverete il resoconto della sua avventura in terra scandinava, un lungo viaggio alla ricerca di un impiego e di nuove opportunità, ricco di avventure inconsuete e testimonianza delle sorprese che un trasferimento all’estero presenta. Ad inizio 2019 lascia temporaneamente la Svezia per un periodo sabbatico nel circuito WWOOF.