Hey, bartender! – Vita da barista
Era dall'estate scorsa, causa impegni scolastici, che non tornavo a servire dietro al bancone del bar del mio caro cugi. Avevo scordato quanto divertente e, allo stesso tempo, frustrante fosse la vita da barista. In una parola: “particolare”.
E' un'attività che richiede velocità, cortesia, spirito di improvvisazione e molta, molta pazienza. Aver a che fare con clienti simpatici è piacevole, aver a che fare con la over 40 che si lamenta perchè la sua tonica non arriva dopo 90 secondi che l'ha ordinata, anche se il bar e pieno e i baristi si lanciano a distanza pinte di birra e panini per star dietro agli ordini, ovviamente è già meno gratificante.
Il tedesco che ti da due euro di mancia è cosa buona, il nonno che beve quattro litri di pinot al giorno e quando parla non comprendi una parola, no.
La vecchina che ti sorride e ti chiede un gelato alla panna e ti fa i complimenti è cosa buona, la famiglia calabrese in vacanza con i diciotto figli, di cui dodici piangono, 4 fanno gli slalom tra i tavoli, due ti smerdano con la nutella la tovaglia che hai appena diligentemente pulito, no.
La coppietta che, con timidezza, chiede le liste è cosa buona, la compagnia di soci nella quale spunta, con paleolitica grazia, il deficiente tamarro che ti fa orrende battute per far colpo sulle tipe (senza successo), no.
D'altronde è così, cosa non si fa oggi per guadagnare un pochino di verdoni…e stasera, altra maratona con i vacanzieri della domenica 😀